Il lavoro evidenza un aspetto essenziale del principio di autonomia contrattuale: ovvero che la sua consistenza effettiva si misura sulla base degli interventi dello Stato nei rapporti economici. In altre parole, sebbene nel codice tale autonomia sia configurata con un’ampiezza in apparenza quasi illimitata, in realtà la presenza massiccia di vincoli, limiti e meccanismi di protezione di interessi particolari dimostra come ampi settori dei rapporti economici subiscano una drastica diminuzione della libertà di determinazione delle scelte dei contraenti. Il punto è che questi limiti non possono giustificarsi sulla base di reali esigenze di ordine pubblico economico ed il legislatore degli ultimi anni inizia a prenderne coscienza nel momento in cui comincia un’opera di eliminazione di privilegi antichi. Forse si tratta solo in parte di una volontà politica innovativa, quantomeno perché l’appartenenza all’ordinamento comunitario dovrebbe aver imposto queste (ed altre) soluzioni da ben più lungo tempoi. Il volume evidenzia proprio l’importanza di questi interventi ma sottolinea come si tratti di un percorso appena iniziato e che può portare a risultati ben più importanti di quelli che il giurista domestico sia disponibile ad accettare. D’altronde metabolizzare innovazioni quali quella che vede affievolire la distinzione tra impresa e professioni, è certamente una sorta di rivoluzione degli istituti cui siamo stati abituati; ma non per ciò da respingere o da ostacolare per pura inerzia intellettuale. Il lavoro analizza la disciplina delle professioni intellettuali, inquadrandola nell'ambito delle ulteriori dirette allo svolgimento di un'attività economica: il che partendo dall'esame storico delle stesse (dal diritto romano al codice civile del 1865), per giungere alla differente considerazione presente nella disciplina comunitaria antitrust e di tutela del consumatore. Si considera in particolare quali siano i limiti all'autonomia contrattuale e di autorganizzazione alla luce di tale complesso di regole. Il lavoro prosegue poi nell'analisi di istituti tradizionalmente applicati alle sole imprese, quali la concorrenza sleale e l'avviamento, che, alla luce delle considerazioni svolte e delle riforme più recenti, sembrano potersi riferire anche al professionista intellettuale.

Autonomia contrattuale, professioni e concorrenza

TICOZZI, Marco
2007-01-01

Abstract

Il lavoro evidenza un aspetto essenziale del principio di autonomia contrattuale: ovvero che la sua consistenza effettiva si misura sulla base degli interventi dello Stato nei rapporti economici. In altre parole, sebbene nel codice tale autonomia sia configurata con un’ampiezza in apparenza quasi illimitata, in realtà la presenza massiccia di vincoli, limiti e meccanismi di protezione di interessi particolari dimostra come ampi settori dei rapporti economici subiscano una drastica diminuzione della libertà di determinazione delle scelte dei contraenti. Il punto è che questi limiti non possono giustificarsi sulla base di reali esigenze di ordine pubblico economico ed il legislatore degli ultimi anni inizia a prenderne coscienza nel momento in cui comincia un’opera di eliminazione di privilegi antichi. Forse si tratta solo in parte di una volontà politica innovativa, quantomeno perché l’appartenenza all’ordinamento comunitario dovrebbe aver imposto queste (ed altre) soluzioni da ben più lungo tempoi. Il volume evidenzia proprio l’importanza di questi interventi ma sottolinea come si tratti di un percorso appena iniziato e che può portare a risultati ben più importanti di quelli che il giurista domestico sia disponibile ad accettare. D’altronde metabolizzare innovazioni quali quella che vede affievolire la distinzione tra impresa e professioni, è certamente una sorta di rivoluzione degli istituti cui siamo stati abituati; ma non per ciò da respingere o da ostacolare per pura inerzia intellettuale. Il lavoro analizza la disciplina delle professioni intellettuali, inquadrandola nell'ambito delle ulteriori dirette allo svolgimento di un'attività economica: il che partendo dall'esame storico delle stesse (dal diritto romano al codice civile del 1865), per giungere alla differente considerazione presente nella disciplina comunitaria antitrust e di tutela del consumatore. Si considera in particolare quali siano i limiti all'autonomia contrattuale e di autorganizzazione alla luce di tale complesso di regole. Il lavoro prosegue poi nell'analisi di istituti tradizionalmente applicati alle sole imprese, quali la concorrenza sleale e l'avviamento, che, alla luce delle considerazioni svolte e delle riforme più recenti, sembrano potersi riferire anche al professionista intellettuale.
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