Negli ultimi anni, tutte le principali economie si sono attivate per sostenere l’importanza dell’educazione finanziaria dei cittadini. Il tema dell’educazione finanziaria è diventato un problema di interesse civico, la cui rilevanza è confermata anche dai recenti eventi che si sono manifestati nei mercati finanziari internazionali. In questo momento storico, è dunque emersa una crescente esigenza di rendere i risparmiatori sufficientemente informati, permettendo loro di intraprendere scelte finanziarie consapevoli. La ricerca scientifica degli ultimi anni ha evidenziato alcune peculiarità degli investitori che intraprendono decisioni d’investimento. La teoria classica della finanza ha sempre ipotizzato che gli investitori sappiano ottimizzare i propri portafogli d’investimento, minimizzando i rischi e massimizzando i rendimenti, attraverso il principio della diversificazione. Questo assunto è stato variamente messo in discussione da un filone di letteratura più recente, etichettato con il nome di finanza comportamentale. L’investitore, diversamente da quanto ipotizzato dai teoremi classici della finanza, non agirebbe in modo razionale nelle proprie scelte di investimento, ma le sue azioni risponderebbero a dei meccanismi distorsivi irrazionali. Secondo alcuni, inoltre, la scarsa educazione finanziaria amplifica il problema, poiché non permette ai soggetti di perseguire con consapevolezza il proprio benessere finanziario. In questo contesto, si inserisce una importante Direttiva Comunitaria, la Mifid, introdotta nel 2007 e sottoposta ora a un processo di recast che renderà la direttiva originaria più efficace. In breve, la Direttiva ha lo scopo di favorire un ambiente finanziario armonizzato, rafforzando la tutela degli investitori, l’efficienza e l’integrità dei mercati finanziari. La previsione legislativa impone una maggior responsabilizzazione non solo dell’intermediario finanziario, obbligato a fornire informazioni dettagliate al cliente, ma anche del risparmiatore, che è chiamato ad assumere un ruolo attivo nelle scelte di investimento. Per supportare l’investitore, negli ultimi anni si è assistito, pertanto, sia a livello nazionale, sia internazionale, alla nascita di nuovi programmi di educazione finanziaria. È necessario chiedersi, tuttavia, quanto l’educazione finanziaria sia decisiva nelle scelte di investimento personali dei soggetti. Questo studio s’interroga su questo aspetto e indaga se investitori non esperti, caratterizzati da diversi livelli di istruzione, anche finanziaria, differenzino le proprie decisioni di investimento a seconda della loro preparazione in ambito finanziario. Per rispondere a questo quesito, si è condotto un esperimento su 208 soggetti americani a cui è stato somministrato un questionario costruito ad hoc. I risultati ottenuti offrono molteplici contributi sul tema sia sull’importanza dell’educazione finanziaria, sia rispetto al tanto dibattuto tema dell’attività di consulenza. Da un lato, infatti, emerge che l’educazione finanziaria può avere un ruolo importante nelle scelte d’investimento dei soggetti non esperti, ma solo in casi particolari. L’educazione finanziaria, infatti, contribuisce a rendere i risparmiatori più informati per poter effettuare scelte consapevoli in materia di allocazione dei propri risparmi, ma la stessa apporta evidenti miglioramenti nelle scelte finanziarie intraprese solo se raggiunge livelli elevati. Pertanto, la previsione di promuovere piani di educazione finanziaria andrà a beneficio di tutti gli investitori, ma in modo diverso. Per gli investitori già culturalmente formati, anche da un punto di vista finanziario, il beneficio di una migliore alfabetizzazione sarà diretto, dato che gli stessi potranno attuare strategie di diversificazione più simili a quelle che metterebbe in pratica un consulente finanziario. Per gli investitori finanziariamente meno preparati, invece, l’educazione finanziaria permetterà agli stessi di definire meglio ai consulenti le proprie preferenze e attitudini al rischio. I risultati ottenuti, inoltre, dimostrano che l’attività di supporto svolta professionalmente dagli advisor può essere un rilevante supporto alle decisioni finanziarie dei non esperti. In conclusione, a fronte degli appelli che invitano i sistemi finanziari a un maggior sforzo per migliorare l’educazione finanziaria dei cittadini, questo studio risponde suggerendo che solo l’integrazione tra istruzione finanziaria e consulenza può aprire la strada a politiche di investimento capaci di sfruttare compiutamente le possibilità offerte dai mercati finanziari.

Alfabetizzazione finanziaria e "asset allocation" dei non esperti: uno studio sperimentale

CAVEZZALI, Elisa;GARDENAL, Gloria;RIGONI, Ugo
2012-01-01

Abstract

Negli ultimi anni, tutte le principali economie si sono attivate per sostenere l’importanza dell’educazione finanziaria dei cittadini. Il tema dell’educazione finanziaria è diventato un problema di interesse civico, la cui rilevanza è confermata anche dai recenti eventi che si sono manifestati nei mercati finanziari internazionali. In questo momento storico, è dunque emersa una crescente esigenza di rendere i risparmiatori sufficientemente informati, permettendo loro di intraprendere scelte finanziarie consapevoli. La ricerca scientifica degli ultimi anni ha evidenziato alcune peculiarità degli investitori che intraprendono decisioni d’investimento. La teoria classica della finanza ha sempre ipotizzato che gli investitori sappiano ottimizzare i propri portafogli d’investimento, minimizzando i rischi e massimizzando i rendimenti, attraverso il principio della diversificazione. Questo assunto è stato variamente messo in discussione da un filone di letteratura più recente, etichettato con il nome di finanza comportamentale. L’investitore, diversamente da quanto ipotizzato dai teoremi classici della finanza, non agirebbe in modo razionale nelle proprie scelte di investimento, ma le sue azioni risponderebbero a dei meccanismi distorsivi irrazionali. Secondo alcuni, inoltre, la scarsa educazione finanziaria amplifica il problema, poiché non permette ai soggetti di perseguire con consapevolezza il proprio benessere finanziario. In questo contesto, si inserisce una importante Direttiva Comunitaria, la Mifid, introdotta nel 2007 e sottoposta ora a un processo di recast che renderà la direttiva originaria più efficace. In breve, la Direttiva ha lo scopo di favorire un ambiente finanziario armonizzato, rafforzando la tutela degli investitori, l’efficienza e l’integrità dei mercati finanziari. La previsione legislativa impone una maggior responsabilizzazione non solo dell’intermediario finanziario, obbligato a fornire informazioni dettagliate al cliente, ma anche del risparmiatore, che è chiamato ad assumere un ruolo attivo nelle scelte di investimento. Per supportare l’investitore, negli ultimi anni si è assistito, pertanto, sia a livello nazionale, sia internazionale, alla nascita di nuovi programmi di educazione finanziaria. È necessario chiedersi, tuttavia, quanto l’educazione finanziaria sia decisiva nelle scelte di investimento personali dei soggetti. Questo studio s’interroga su questo aspetto e indaga se investitori non esperti, caratterizzati da diversi livelli di istruzione, anche finanziaria, differenzino le proprie decisioni di investimento a seconda della loro preparazione in ambito finanziario. Per rispondere a questo quesito, si è condotto un esperimento su 208 soggetti americani a cui è stato somministrato un questionario costruito ad hoc. I risultati ottenuti offrono molteplici contributi sul tema sia sull’importanza dell’educazione finanziaria, sia rispetto al tanto dibattuto tema dell’attività di consulenza. Da un lato, infatti, emerge che l’educazione finanziaria può avere un ruolo importante nelle scelte d’investimento dei soggetti non esperti, ma solo in casi particolari. L’educazione finanziaria, infatti, contribuisce a rendere i risparmiatori più informati per poter effettuare scelte consapevoli in materia di allocazione dei propri risparmi, ma la stessa apporta evidenti miglioramenti nelle scelte finanziarie intraprese solo se raggiunge livelli elevati. Pertanto, la previsione di promuovere piani di educazione finanziaria andrà a beneficio di tutti gli investitori, ma in modo diverso. Per gli investitori già culturalmente formati, anche da un punto di vista finanziario, il beneficio di una migliore alfabetizzazione sarà diretto, dato che gli stessi potranno attuare strategie di diversificazione più simili a quelle che metterebbe in pratica un consulente finanziario. Per gli investitori finanziariamente meno preparati, invece, l’educazione finanziaria permetterà agli stessi di definire meglio ai consulenti le proprie preferenze e attitudini al rischio. I risultati ottenuti, inoltre, dimostrano che l’attività di supporto svolta professionalmente dagli advisor può essere un rilevante supporto alle decisioni finanziarie dei non esperti. In conclusione, a fronte degli appelli che invitano i sistemi finanziari a un maggior sforzo per migliorare l’educazione finanziaria dei cittadini, questo studio risponde suggerendo che solo l’integrazione tra istruzione finanziaria e consulenza può aprire la strada a politiche di investimento capaci di sfruttare compiutamente le possibilità offerte dai mercati finanziari.
2012
11
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