È possibile individuare una connessione tra la crisi del patriarcato e la crisi dei fondamenti. La figura del padre è emblematica di quella che possiamo chiamare una necessità naturale, e perciò di una verità della quale – seguendo Kant – potremmo dire che è nello stesso tempo sintetica e a priori. In effetti, il padre rappresenta qualcosa che è necessario (per esempio la relazione con i figli non è reversibile) ma nello stesso tempo non è prodotta per convenzione, bensì in forza di un fatto di natura. L’epistemologia contemporanea è orientate a sbarazzarsi di ogni forma di conoscenza che pretenda di essere sintetica e a priori (si pensi per esempio all’epistemologia neo-empirista) e a ridurre anche questa a una convenzione umana o a pratiche che possono essere corrette o rigettate completamente. Il dubbio che investe ogni principio della conoscenza che voglia essere “naturale” e innegabile significa che persino il primo principio (per esempio quello di non contraddizione) deve essere messo in dubbio. Questo stesso principio deve ora venire giustificato e perciò derivato. Ma derivare (dedurre) il primo principio esige una nuova logica, differente da quella negativa per la quale è impossibile derivare delle proposizioni contingenti da una tautologia. La variabilità di ogni principio epistemologico assume un significato particolarmente importante in relazione all’incredibile sviluppo tecnico della nostra epoca, che mette gli uomini in condizione di produrre praticamente tutti gli aspetti della realtà. In tal modo è addirittura possibile immaginare una situazione nella quale l’uomo generi la sua stessa vita, ovvero nella quale – per così dire – un uomo viene ad essere padre di se stesso: ciò che fino ad ora era semplicemente una contraddizione diventa ora una possibilità. Tutto ciò ha delle conseguenze rilevanti. Innanzi tutto determina una rivoluzione nella relazione tra uomo e donna, perché (per esempio) li costringe a “venire a patti” l’uno con l’altra, dal momento che in un certo senso la donna non è più costretta a ubbidire a una “necessità naturale”, ma nello stesso tempo, d’altro canto, non può più essere sicura che il maschio sarà costretto a “tornare a casa” (cioè a ritornare, dal mondo tecnologico e “militare”, indietro al mondo umano); in tal modo, se ella vuole davvero garantire il futuro dei propri figli, sarà (forse) costretta a farsi responsabile di quello che gli uomini fanno nel mondo (sostanzialmente guerre e progressi tecnici illimitati). In campo politico, dove la figura del padre corrisponde alla legge e al governo, la “produzione” del padre significa che ogni forma di potere, non potendo più essere giustificata in maniera naturale, deve ora essere “legittimata”; e ciò determina un cambiamento radicale nel nostro modo di intendere la politica. E quindi, da un certo punto di vista, possiamo dire che ciò di cui abbiamo bisogno, in questa epoca di “generazione” (o “produzione”) del “padre”, è una sorta di “riconciliazione” tra il figlio e il padre. In questo senso è parso utile rileggere la lettera di Franz Kafka al padre, dal momento che essa è emblematica dell’attuale situazione dell’umanità, nella quale l’uomo deve cercare di conciliarsi con il padre se vuole far fronte al nichilismo.

Crisi del patriarcato e crisi del fondamento. Convegno di Verbani - 29-31 Marzo 2007

TARCA, Luigi
2007-01-01

Abstract

È possibile individuare una connessione tra la crisi del patriarcato e la crisi dei fondamenti. La figura del padre è emblematica di quella che possiamo chiamare una necessità naturale, e perciò di una verità della quale – seguendo Kant – potremmo dire che è nello stesso tempo sintetica e a priori. In effetti, il padre rappresenta qualcosa che è necessario (per esempio la relazione con i figli non è reversibile) ma nello stesso tempo non è prodotta per convenzione, bensì in forza di un fatto di natura. L’epistemologia contemporanea è orientate a sbarazzarsi di ogni forma di conoscenza che pretenda di essere sintetica e a priori (si pensi per esempio all’epistemologia neo-empirista) e a ridurre anche questa a una convenzione umana o a pratiche che possono essere corrette o rigettate completamente. Il dubbio che investe ogni principio della conoscenza che voglia essere “naturale” e innegabile significa che persino il primo principio (per esempio quello di non contraddizione) deve essere messo in dubbio. Questo stesso principio deve ora venire giustificato e perciò derivato. Ma derivare (dedurre) il primo principio esige una nuova logica, differente da quella negativa per la quale è impossibile derivare delle proposizioni contingenti da una tautologia. La variabilità di ogni principio epistemologico assume un significato particolarmente importante in relazione all’incredibile sviluppo tecnico della nostra epoca, che mette gli uomini in condizione di produrre praticamente tutti gli aspetti della realtà. In tal modo è addirittura possibile immaginare una situazione nella quale l’uomo generi la sua stessa vita, ovvero nella quale – per così dire – un uomo viene ad essere padre di se stesso: ciò che fino ad ora era semplicemente una contraddizione diventa ora una possibilità. Tutto ciò ha delle conseguenze rilevanti. Innanzi tutto determina una rivoluzione nella relazione tra uomo e donna, perché (per esempio) li costringe a “venire a patti” l’uno con l’altra, dal momento che in un certo senso la donna non è più costretta a ubbidire a una “necessità naturale”, ma nello stesso tempo, d’altro canto, non può più essere sicura che il maschio sarà costretto a “tornare a casa” (cioè a ritornare, dal mondo tecnologico e “militare”, indietro al mondo umano); in tal modo, se ella vuole davvero garantire il futuro dei propri figli, sarà (forse) costretta a farsi responsabile di quello che gli uomini fanno nel mondo (sostanzialmente guerre e progressi tecnici illimitati). In campo politico, dove la figura del padre corrisponde alla legge e al governo, la “produzione” del padre significa che ogni forma di potere, non potendo più essere giustificata in maniera naturale, deve ora essere “legittimata”; e ciò determina un cambiamento radicale nel nostro modo di intendere la politica. E quindi, da un certo punto di vista, possiamo dire che ciò di cui abbiamo bisogno, in questa epoca di “generazione” (o “produzione”) del “padre”, è una sorta di “riconciliazione” tra il figlio e il padre. In questo senso è parso utile rileggere la lettera di Franz Kafka al padre, dal momento che essa è emblematica dell’attuale situazione dell’umanità, nella quale l’uomo deve cercare di conciliarsi con il padre se vuole far fronte al nichilismo.
2007
Science-Religion Interaction in the 21st Century - Psychoanalisis and Theology Project Dialogue
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