Iscrizioni esposte in contesti di reimpiego: l'esempio veneziano

This article investigates the notion of «exhibited writing» («scrittura esposta»), first propounded by Armando Petrucci and usually applied to the original contexts for which inscriptions were conceived. Building on a cross-temporal selection of epigraphic spolia from Venice and the islands of the nearby lagoon, the author explores the motives for reusing ancient inscriptions, as well as the results of this phenomenon. Especially noteworthy are the cases when the exhibited writing of reused inscriptions generated new exhibited writing, while in other circumstances writing was deliberately hidden, thus showing that those spolia were only useful as structural elements.

L'articolo indaga gli ambiti di applicazione della nozione di «scrittura esposta», inizialmente elaborata da Armando Petrucci e solitamente applicata ai contesti originari per i quali le iscrizioni furono concepite. Attraverso un'esemplificazione diacronica di spolia epigrafici provenienti da Venezia e dalle isole della laguna circostante, l'autore si interroga sulle motivazioni del riutilizzo delle iscrizioni antiche, nonché sugli esiti di tale fenomeno. In particolare, sono notevoli i casi in cui la scrittura esposta delle iscrizioni reimpiegate generò nuova scrittura esposta, mentre in altre circostanze la scrittura fu deliberatamente nascosta, dimostrando così lo scopo puramente funzionale di quei reimpieghi.