L’intervento pone l’attenzione sull’abbazia di San Pietro apostolo presso Villanova di San Bonifacio (Vr), la più illustre architettura romanica dell’Est veronese, eretta nei primi anni del XII secolo lungo l’antica Via Postumia. Sin dalle più antiche testimonianze è evidente come le sorti del cenobio siano strettamente intrecciate al nome dei conti di San Bonifacio: nel 1135, infatti, il conte Alberto, acceso sostenitore del partito riformatore di Matilde di Canossa, dettò il suo testamento con il quale elargì un lascito oltremodo ingente al monastero. Quest’illustre personaggio nel 1115, dopo la morte della contessa, fu investito di ampi feudi e divenne un elemento di spicco nella politica della chiesa romana, volta a rivendicare l’eredità matildica contro l’impero. L’ingente lascito testamentario di Alberto, la presenza degli stemmi comitali nell’area presbiteriale del tempio e l’insediamento come priore di un membro della famiglia nel secondo quarto del XII secolo, insinuano il ragionevole dubbio che il conte non sia stato un semplice benefattore, bensì il fondatore della badia, che fu affidata alle cure dei benedettini. Il contributo approfondisce le problematiche archeologiche, storico-artistiche e conservative del complesso e ne circoscrive le diverse fasi costruttive di epoca medievale, sovvertendo alcune posizioni cronologiche assunte pressoché assiomaticamente dalla critica. Nel contempo, si cerca di comprendere le relazioni culturali che pongono la chiesa nel più vasto contesto delle coeve manifestazioni romaniche di Verona e provincia, evidenziando come questo cantiere avesse avuto un ruolo di primaria importanza per la formazione del lessico architettonico precipuamente veronese del XII secolo.

L’eredità matildica: Alberto di San Bonifacio e l’architettura romanica nell’Est veronese

PASSUELLO, ANGELO
2016-01-01

Abstract

L’intervento pone l’attenzione sull’abbazia di San Pietro apostolo presso Villanova di San Bonifacio (Vr), la più illustre architettura romanica dell’Est veronese, eretta nei primi anni del XII secolo lungo l’antica Via Postumia. Sin dalle più antiche testimonianze è evidente come le sorti del cenobio siano strettamente intrecciate al nome dei conti di San Bonifacio: nel 1135, infatti, il conte Alberto, acceso sostenitore del partito riformatore di Matilde di Canossa, dettò il suo testamento con il quale elargì un lascito oltremodo ingente al monastero. Quest’illustre personaggio nel 1115, dopo la morte della contessa, fu investito di ampi feudi e divenne un elemento di spicco nella politica della chiesa romana, volta a rivendicare l’eredità matildica contro l’impero. L’ingente lascito testamentario di Alberto, la presenza degli stemmi comitali nell’area presbiteriale del tempio e l’insediamento come priore di un membro della famiglia nel secondo quarto del XII secolo, insinuano il ragionevole dubbio che il conte non sia stato un semplice benefattore, bensì il fondatore della badia, che fu affidata alle cure dei benedettini. Il contributo approfondisce le problematiche archeologiche, storico-artistiche e conservative del complesso e ne circoscrive le diverse fasi costruttive di epoca medievale, sovvertendo alcune posizioni cronologiche assunte pressoché assiomaticamente dalla critica. Nel contempo, si cerca di comprendere le relazioni culturali che pongono la chiesa nel più vasto contesto delle coeve manifestazioni romaniche di Verona e provincia, evidenziando come questo cantiere avesse avuto un ruolo di primaria importanza per la formazione del lessico architettonico precipuamente veronese del XII secolo.
2016
Matilde nel Veneto
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