A partire dalle autorevoli e, per l’epoca, feconde ricerche di Philippe Ariès nella seconda metà del secolo scorso, gli studi sull’infanzia riguardanti l’Inghilterra medievale hanno a lungo affrontato la dibattuta questione del livello di consapevolezza che la società adulta mostrava di nutrire nei confronti dell’età infantile. La tesi negazionista dello storico francese, giunto alla nota conclusione che il sentimento dell’infanzia fosse di fatto assente nel periodo medievale e che sarebbe stato riscoperto solo nel XVI secolo (“rediscovery theory”), ha dato luogo a una copiosa serie di lavori volti a dimostrare, attraverso testimonianze concrete, come nel medioevo anglosassone in realtà esistesse un’attenzione al ‘pianeta bambino’, troppo spesso non adeguatamente riconosciuta dagli studiosi. Il ‘sentimento dell’infanzia’ e la sua realizzazione in atti concreti volti alla cura e al sostegno per il futuro, o – al contrario – all’abbandono e talvolta anche alla soppressione fisica del bambino, dipendono da un elevato numero di fattori sociali, storico-geografici, giuridici e culturali, elemento che ha indotto Colin Heywood a definire il concetto di ‘infanzia’ come una vera e propria astrazione (“abstraction”), in virtù della sua natura mutevole e multiforme. Il presente contributo fa proprio il quadro teorico appena introdotto, nella consapevolezza che sia necessario prevedere, anche per il medioevo inglese, ‘infanzie’ declinate al plurale, al fine di dare non solo contenuto e sostanza, ma anche – ossimoricamente – voce a chi non è in grado di parlare (in-fans).

L'infanzia e il gioco nelle fonti inglesi medievali

Marina Buzzoni
2021-01-01

Abstract

A partire dalle autorevoli e, per l’epoca, feconde ricerche di Philippe Ariès nella seconda metà del secolo scorso, gli studi sull’infanzia riguardanti l’Inghilterra medievale hanno a lungo affrontato la dibattuta questione del livello di consapevolezza che la società adulta mostrava di nutrire nei confronti dell’età infantile. La tesi negazionista dello storico francese, giunto alla nota conclusione che il sentimento dell’infanzia fosse di fatto assente nel periodo medievale e che sarebbe stato riscoperto solo nel XVI secolo (“rediscovery theory”), ha dato luogo a una copiosa serie di lavori volti a dimostrare, attraverso testimonianze concrete, come nel medioevo anglosassone in realtà esistesse un’attenzione al ‘pianeta bambino’, troppo spesso non adeguatamente riconosciuta dagli studiosi. Il ‘sentimento dell’infanzia’ e la sua realizzazione in atti concreti volti alla cura e al sostegno per il futuro, o – al contrario – all’abbandono e talvolta anche alla soppressione fisica del bambino, dipendono da un elevato numero di fattori sociali, storico-geografici, giuridici e culturali, elemento che ha indotto Colin Heywood a definire il concetto di ‘infanzia’ come una vera e propria astrazione (“abstraction”), in virtù della sua natura mutevole e multiforme. Il presente contributo fa proprio il quadro teorico appena introdotto, nella consapevolezza che sia necessario prevedere, anche per il medioevo inglese, ‘infanzie’ declinate al plurale, al fine di dare non solo contenuto e sostanza, ma anche – ossimoricamente – voce a chi non è in grado di parlare (in-fans).
2021
L'infanzia nell'Alto medioevo
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