La vistosa trasformazione territoriale di un’ampia porzione di area umida a sud dell’antico sistema fortificato di Marghera costituisce senza dubbio tra i più significativi interventi che hanno avviato il processo di modernizzazione del Veneto. Con questo testo si intende affrontare l’analisi dello sfondo culturale e le percezioni che hanno condizionato il rafforzarsi di una specifica retorica modernista, la quale comunque coesisteva con il coevo avvio di un’idea di natura, ambiente e paesaggio. Quest’ultima aveva promosso attitudini del tutto antitetiche rispetto agli invasivi esiti del prosciugamento e imbonimento della laguna, del diffondersi di dighe e laghi artificiali tra i più attraenti scenari dolomitici e con la costruzione di impianti industriali a ridosso della città “scrigno” protetta dalla laguna. Il nuovo paesaggio industriale appare fin dai primi studi dell’epoca come un sistema territoriale efficiente, ben interconnesso con le spinte imprenditoriali dell’entroterra. Sarà dato adeguato risalto non solo alle narrazioni dei tecnici, decisamente animate da una visone utilitaristica e da fideistica razionalità incrementale, ma anche alla magniloquente retorica del regime che, tuttavia, riesce a bilanciare con inaspettata sensibilità l’elogio dell’efficienza, con la promozione di una tutt’altro che trascurabile celebrazione pittorica degli impianti industriali e infrastrutturali (Dalla Zorza, Seibezzi, Bergamini, Scarpa Croce).

Marghera e la poesia della macchina: elogio del moderno e rappresentazioni

Francesco Vallerani
2021-01-01

Abstract

La vistosa trasformazione territoriale di un’ampia porzione di area umida a sud dell’antico sistema fortificato di Marghera costituisce senza dubbio tra i più significativi interventi che hanno avviato il processo di modernizzazione del Veneto. Con questo testo si intende affrontare l’analisi dello sfondo culturale e le percezioni che hanno condizionato il rafforzarsi di una specifica retorica modernista, la quale comunque coesisteva con il coevo avvio di un’idea di natura, ambiente e paesaggio. Quest’ultima aveva promosso attitudini del tutto antitetiche rispetto agli invasivi esiti del prosciugamento e imbonimento della laguna, del diffondersi di dighe e laghi artificiali tra i più attraenti scenari dolomitici e con la costruzione di impianti industriali a ridosso della città “scrigno” protetta dalla laguna. Il nuovo paesaggio industriale appare fin dai primi studi dell’epoca come un sistema territoriale efficiente, ben interconnesso con le spinte imprenditoriali dell’entroterra. Sarà dato adeguato risalto non solo alle narrazioni dei tecnici, decisamente animate da una visone utilitaristica e da fideistica razionalità incrementale, ma anche alla magniloquente retorica del regime che, tuttavia, riesce a bilanciare con inaspettata sensibilità l’elogio dell’efficienza, con la promozione di una tutt’altro che trascurabile celebrazione pittorica degli impianti industriali e infrastrutturali (Dalla Zorza, Seibezzi, Bergamini, Scarpa Croce).
2021
D. Calabi, M. Massaro (a cura di), Marghera città giardino
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