L’8 febbraio 1989 Francis Fukuyama torna a Chicago, la città dov’è nato in una famiglia giapponese, per tenere una conferenza. Ha 36 anni e gli ultimi dieci li ha passati alla Rand Corporation, dopo aver studiato filosofia, letteratura e politica nei più prestigiosi atenei del mondo (Cornell, Yale, Harvard, con una parentesi a Parigi, sotto la supervisione di Roland Barthes e Jacques Derrida). Invitato all’Università dal suo vecchio professore Allan Bloom per parlare del declino dell’Occidente, interviene come neoconsulente per la politica estera del Dipartimento di Stato e, con la mente rivolta alla perestrojka lanciata da Gorbačëv, sceglie di titolare la sua relazione con una domanda: Have we reached the end of history? Il discorso cattura subito l’interesse di un amico australiano di Fukuyama, Owen Harries, che nel giugno dello stesso anno lo fa pubblicare su «The National Interest», la rivista da lui fondata insieme all’uomo chiave del neoconservatorismo americano, Irving Kristol. Le 15 pagine apparse col titolo The end of history? faranno la fortuna del giovane intellettuale nippoamericano, giacché dopo l’abbattimento del Muro di Berlino, il 9 novembre 1989, gli varranno la fama del profeta.

"La fine della storia e l'ultimo uomo" di Francis Fukuyama

Giulio Azzolini
2021-01-01

Abstract

L’8 febbraio 1989 Francis Fukuyama torna a Chicago, la città dov’è nato in una famiglia giapponese, per tenere una conferenza. Ha 36 anni e gli ultimi dieci li ha passati alla Rand Corporation, dopo aver studiato filosofia, letteratura e politica nei più prestigiosi atenei del mondo (Cornell, Yale, Harvard, con una parentesi a Parigi, sotto la supervisione di Roland Barthes e Jacques Derrida). Invitato all’Università dal suo vecchio professore Allan Bloom per parlare del declino dell’Occidente, interviene come neoconsulente per la politica estera del Dipartimento di Stato e, con la mente rivolta alla perestrojka lanciata da Gorbačëv, sceglie di titolare la sua relazione con una domanda: Have we reached the end of history? Il discorso cattura subito l’interesse di un amico australiano di Fukuyama, Owen Harries, che nel giugno dello stesso anno lo fa pubblicare su «The National Interest», la rivista da lui fondata insieme all’uomo chiave del neoconservatorismo americano, Irving Kristol. Le 15 pagine apparse col titolo The end of history? faranno la fortuna del giovane intellettuale nippoamericano, giacché dopo l’abbattimento del Muro di Berlino, il 9 novembre 1989, gli varranno la fama del profeta.
2021
Il futuro. Storia di un'idea
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