Il 2 maggio 1903 venne alla luce nella c.d. Tomba degli Ori ad Haghia Triada (Creta) una piccola statua (13x6 cm) in steatite nera, raffigurante una sfinge accovacciata dal corpo felino, i cui tratti del volto trovano stringenti confronti nell’arte figurativa anatolica. La statuetta fu analizzata nel 1907 da Della Seta, il quale ritenne fosse d’importazione; per tale motivo fu oggetto di dibattito sia per la sua origine, sia per la sua funzione. Essa presenta sul dorso un incavo cilindrico, indizio di una funzione specifica di questo manufatto, verosimilmente un peso. Interessante è il rinvenimento a Tylissos di una scultura gemella, uguale per materiale, manifattura e dimensioni; si differenzia da quella in esame solo per la presenza di due concavità sulla schiena. La sfinge è stata scoperta all’interno di un edificio di epoca neopalaziale nel settore nord-est del sito. Il complesso fu scavato da Paribeni nel 1903, indagato nuovamente da La Rosa tra il 1989 e il 1990, ed è stato variamente interpretato come spazio rituale, residenziale e infine come struttura in rovina trasformata in uno scarico di ossa umane, nel momento di declino del sistema di potere miceneo. Pe tale motivo è stato ipotizzato che gli oggetti preziosi rinvenuti nella Tomba degli Ori fossero in realtà corredi di diverse tombe, tra le quali vi sarebbe anche la celebre Tomba del Sarcofago dipinto, contraddistinta da dettagli iconografici e materiali d’ispirazione egiziana. Il corretto riconoscimento dell’iconografia di riferimento, del luogo d’origine, della datazione e dell’uso della sfinge potrà chiarire i rapporti tra mondo minoico e hittita, finora quasi del tutto ignoti, e comprendere se l’oggetto fu impiegato all’interno di un contesto ben preciso o posto come cimelio all’interno di una sepoltura di un ricco personaggio.

La sfinge di Haghia Triada. Un manufatto minoico d’ispirazione orientale?

Antonello
2018-01-01

Abstract

Il 2 maggio 1903 venne alla luce nella c.d. Tomba degli Ori ad Haghia Triada (Creta) una piccola statua (13x6 cm) in steatite nera, raffigurante una sfinge accovacciata dal corpo felino, i cui tratti del volto trovano stringenti confronti nell’arte figurativa anatolica. La statuetta fu analizzata nel 1907 da Della Seta, il quale ritenne fosse d’importazione; per tale motivo fu oggetto di dibattito sia per la sua origine, sia per la sua funzione. Essa presenta sul dorso un incavo cilindrico, indizio di una funzione specifica di questo manufatto, verosimilmente un peso. Interessante è il rinvenimento a Tylissos di una scultura gemella, uguale per materiale, manifattura e dimensioni; si differenzia da quella in esame solo per la presenza di due concavità sulla schiena. La sfinge è stata scoperta all’interno di un edificio di epoca neopalaziale nel settore nord-est del sito. Il complesso fu scavato da Paribeni nel 1903, indagato nuovamente da La Rosa tra il 1989 e il 1990, ed è stato variamente interpretato come spazio rituale, residenziale e infine come struttura in rovina trasformata in uno scarico di ossa umane, nel momento di declino del sistema di potere miceneo. Pe tale motivo è stato ipotizzato che gli oggetti preziosi rinvenuti nella Tomba degli Ori fossero in realtà corredi di diverse tombe, tra le quali vi sarebbe anche la celebre Tomba del Sarcofago dipinto, contraddistinta da dettagli iconografici e materiali d’ispirazione egiziana. Il corretto riconoscimento dell’iconografia di riferimento, del luogo d’origine, della datazione e dell’uso della sfinge potrà chiarire i rapporti tra mondo minoico e hittita, finora quasi del tutto ignoti, e comprendere se l’oggetto fu impiegato all’interno di un contesto ben preciso o posto come cimelio all’interno di una sepoltura di un ricco personaggio.
2018
Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo. Atti del II Convegno Internazionale di Studi (Paestum, 28-30 giugno 2017)
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