Abraham Bosse è tra le figure più rilevanti della trattatistica sull’incisione a metà del Seicento, autore della prima opera dedicata all’arte incisoria edita a Parigi nel 1645. Ed è risaputo che il suo orientamento, come diversi altri suoi connazionali teorici e accademici contemporanei, fosse dichiaratamente antivasariano. A scandire l’evoluzione della storia dell’incisione in terra francese riscossero poi un considerevole successo i tre volumi di Le cabinet des singularitez d’architecture, peinture, sculpture et graveure ou introduction à la connoissance des plus beaux Arts, figurés sous les Tableaux, les Statuës et les Estampes, pubblicati da Florent Le Comte tra il 1699 e il 1700, accordando vistosamente all’incisione un inedito statuto di arte liberale sin dal titolo. Tra queste due opere trascorsero oltre cinque decenni durante i quali le stampe, riconosciute “veicolo di idee per eccellenza” secondo le parole di Marianne Grivel, conobbero uno sviluppo produttivo e collezionistico senza precedenti tanto da fungere non solo da necessario appoggio alla nascente Connoisseurship o di oggetto di desiderio per i “curieux de papier”, ma anche da vero e proprio strumento di potere con l’avvio di quella monumentale impresa calcografica, chiamata Cabinet du Roy, tesa a illustrare, tramite l’incisione, l’intero regno di Luigi XIV. In tale contesto, occorre dunque analizzare come venne accolta, recepita e tramandata la prima narrazione di stampo storiografico fissata da Vasari nella biografia di Marcantonio Raimondi, soffermandosi su autori quali Pierre Daret, Jean de Bombourg, André Félibien e Pierre Monier, che tra Bosse e Le Comte hanno contribuito a plasmare la storia dell’incisione, tanto nell’individuazione critica dei suoi protagonisti, quanto nell’esposizione delle sue tecniche e nella formazione del suo lessico.

Raccontare l’incisione nella Francia dei Curieux de papier, tra Abraham Bosse e Florent Le Comte

Passignat, Émilie
2021-01-01

Abstract

Abraham Bosse è tra le figure più rilevanti della trattatistica sull’incisione a metà del Seicento, autore della prima opera dedicata all’arte incisoria edita a Parigi nel 1645. Ed è risaputo che il suo orientamento, come diversi altri suoi connazionali teorici e accademici contemporanei, fosse dichiaratamente antivasariano. A scandire l’evoluzione della storia dell’incisione in terra francese riscossero poi un considerevole successo i tre volumi di Le cabinet des singularitez d’architecture, peinture, sculpture et graveure ou introduction à la connoissance des plus beaux Arts, figurés sous les Tableaux, les Statuës et les Estampes, pubblicati da Florent Le Comte tra il 1699 e il 1700, accordando vistosamente all’incisione un inedito statuto di arte liberale sin dal titolo. Tra queste due opere trascorsero oltre cinque decenni durante i quali le stampe, riconosciute “veicolo di idee per eccellenza” secondo le parole di Marianne Grivel, conobbero uno sviluppo produttivo e collezionistico senza precedenti tanto da fungere non solo da necessario appoggio alla nascente Connoisseurship o di oggetto di desiderio per i “curieux de papier”, ma anche da vero e proprio strumento di potere con l’avvio di quella monumentale impresa calcografica, chiamata Cabinet du Roy, tesa a illustrare, tramite l’incisione, l’intero regno di Luigi XIV. In tale contesto, occorre dunque analizzare come venne accolta, recepita e tramandata la prima narrazione di stampo storiografico fissata da Vasari nella biografia di Marcantonio Raimondi, soffermandosi su autori quali Pierre Daret, Jean de Bombourg, André Félibien e Pierre Monier, che tra Bosse e Le Comte hanno contribuito a plasmare la storia dell’incisione, tanto nell’individuazione critica dei suoi protagonisti, quanto nell’esposizione delle sue tecniche e nella formazione del suo lessico.
2021
Giorgio Vasari e la Vita di Marcantonio Bolognese, e d'altri intagliatori di stampe. Edizioni e fortuna critica. 1568-1760
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