Grazie a nuove acquisizioni documentarie tratte dai fondi dell'Archivio Segreto Vaticano e in particolare desunte dallo spoglio sistematico dei verbali e dei vota della Congregazione degli Affari Ecclesiastici straordinari, il presente contributo intende offrire una ricostruzione del dibattito interno alla Santa Sede dal 1870 alla fine dell’ottocento in merito alla Questione Romana. Dal confronto tra i risultati dell'indagine documentaria e le letture e le interpretazioni del dissidio offerte dal panorama storiografico classico e recente, è possibile infatti tracciare il profilo ecclesiologico, psicologico e diplomatico delle strategie politiche perseguite prima da Pio IX e poi da Leone XIII in risposta alla questione e ricostruire l'evoluzione del dibattito ad esse connesso svoltosi all'interno del collegio cardinalizio dalla breccia di Porta Pia fino alla fine del pontificato di Pecci. Ne emerge una panoramica nella quale sono soprattutto i rapporti di forza tra le varie correnti interne alla curia romana, più che gli orientamenti del pontefice di turno, a determinare le scelte della Santa Sede in quel ventennio. Fu ad esempio la necessità di equilibrare il confronto tra intransigenti e moderati a motivare la scelta, durante il pontificato di Leone XIII, di compensare il contemporaneo dibattito sulla possibilità per i cattolici italiani di partecipare alle urne politiche – dibattito che stava orientandosi proprio verso una rimozione del divieto – con la messa a punto di progetti di fuga da Roma che si ponevano in diretta continuità con la scelta di Giovanni Mastai Ferretti di dichiararsi "prigioniero del Vaticano” e che tornavano ciclicamente tra le preoccupazioni pontificie, soprattutto in coincidenza con i momenti di massima tensione anticlericale o per essere utilizzati dalla Curia come minaccia da avanzare nella negoziazione internazionale. Ma anche la necessità di rassicurare soprattutto l’opinione pubblica cattolica estera costituì la causa determinante che indusse la Santa Sede a rinchiudersi in un atteggiamento di strenuo rifiuto del fatto compiuto, onde smarcarsi dalle accuse di aver favorito, fosse pure tramite la sola accondiscendenza, il processo di unificazione italiana e quindi di aver preso incauta posizione in quello scacchiere internazionale di alleanze e rivalità delineatosi dopo Sedan. Tuttavia in seguito fu sempre più difficile liberarsi di quella che arrivò a costituire una vera e propria camicia di Nesso, dato che occorrevano motivazioni di volta in volta sempre più gravi per poter giustificare agli occhi dell'opinione pubblica internazionale un passo, in un senso o nell’altro, che fino ad allora non ci si era decisi a compiere in modo definitivo. Più ci si allontanava dunque dai fatti che, il 20 settembre 1870, avevano determinato lo sconvolgimento epocale della fine del potere temporale, più la Santa Sede e il governo italiano si ritrovavano in una posizione di stallo la quale era ogni giorno sempre più difficilmente reversibile, trasformandosi, da protagonisti, in vere e proprie vittime, o piuttosto, “prigionieri” della questione romana.

La questione romana

MAROTTA S
2011-01-01

Abstract

Grazie a nuove acquisizioni documentarie tratte dai fondi dell'Archivio Segreto Vaticano e in particolare desunte dallo spoglio sistematico dei verbali e dei vota della Congregazione degli Affari Ecclesiastici straordinari, il presente contributo intende offrire una ricostruzione del dibattito interno alla Santa Sede dal 1870 alla fine dell’ottocento in merito alla Questione Romana. Dal confronto tra i risultati dell'indagine documentaria e le letture e le interpretazioni del dissidio offerte dal panorama storiografico classico e recente, è possibile infatti tracciare il profilo ecclesiologico, psicologico e diplomatico delle strategie politiche perseguite prima da Pio IX e poi da Leone XIII in risposta alla questione e ricostruire l'evoluzione del dibattito ad esse connesso svoltosi all'interno del collegio cardinalizio dalla breccia di Porta Pia fino alla fine del pontificato di Pecci. Ne emerge una panoramica nella quale sono soprattutto i rapporti di forza tra le varie correnti interne alla curia romana, più che gli orientamenti del pontefice di turno, a determinare le scelte della Santa Sede in quel ventennio. Fu ad esempio la necessità di equilibrare il confronto tra intransigenti e moderati a motivare la scelta, durante il pontificato di Leone XIII, di compensare il contemporaneo dibattito sulla possibilità per i cattolici italiani di partecipare alle urne politiche – dibattito che stava orientandosi proprio verso una rimozione del divieto – con la messa a punto di progetti di fuga da Roma che si ponevano in diretta continuità con la scelta di Giovanni Mastai Ferretti di dichiararsi "prigioniero del Vaticano” e che tornavano ciclicamente tra le preoccupazioni pontificie, soprattutto in coincidenza con i momenti di massima tensione anticlericale o per essere utilizzati dalla Curia come minaccia da avanzare nella negoziazione internazionale. Ma anche la necessità di rassicurare soprattutto l’opinione pubblica cattolica estera costituì la causa determinante che indusse la Santa Sede a rinchiudersi in un atteggiamento di strenuo rifiuto del fatto compiuto, onde smarcarsi dalle accuse di aver favorito, fosse pure tramite la sola accondiscendenza, il processo di unificazione italiana e quindi di aver preso incauta posizione in quello scacchiere internazionale di alleanze e rivalità delineatosi dopo Sedan. Tuttavia in seguito fu sempre più difficile liberarsi di quella che arrivò a costituire una vera e propria camicia di Nesso, dato che occorrevano motivazioni di volta in volta sempre più gravi per poter giustificare agli occhi dell'opinione pubblica internazionale un passo, in un senso o nell’altro, che fino ad allora non ci si era decisi a compiere in modo definitivo. Più ci si allontanava dunque dai fatti che, il 20 settembre 1870, avevano determinato lo sconvolgimento epocale della fine del potere temporale, più la Santa Sede e il governo italiano si ritrovavano in una posizione di stallo la quale era ogni giorno sempre più difficilmente reversibile, trasformandosi, da protagonisti, in vere e proprie vittime, o piuttosto, “prigionieri” della questione romana.
2011
Cristiani d'Italia. Chiese, società, stato (1861-2011)
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